MONOTEISMO?

 —

Perché, mi chiedo, l’umanità

ha sempre avuto bisogno di credere

in una religiosa divinità?

 

Eppure è ormai chiaro che,

esistendo un numero imprecisato di religioni,

il politeismo delle scomparse civiltà,

scambiato, allora, per la verità,

è ciò in cui il monoteismo di oggi

nutre profonda fede!

… “Per i cristiani la fede è, sostanzialmente, due cose: innanzitutto è lo sforzo di credere in ciò che non è possibile dimostrare; in secondo luogo è l’obbligo di uniformarsi alle autorità ed ai precetti della chiesa cui si appartiene. Eppure i risultati sono davanti gli occhi di tutti, il mondo cristiano non da certo l’impressione che un Dio buono e generoso abbia esaudito le richieste dei credenti. Sarebbe stato quindi logico mettere in discussione gli insegnamenti di tale religione, ma tant’è, qualcosa, evidentemente, ha ottenebrato le menti …

AUTORITÀ, MENTE E CONTROLLO

Ad un’autorità si può chiedere di garantire in anticipo che gli ordini che darà saranno giusti e proficui, così che vi si possa obbedire serena-mente; e a un’autorità si richiede quest’impegno, perchè ci si vuole garantire a priori una qualche forma di controllo su di essa. L’errore della mentalità religiosa (e su tale errore si fondano tutte le religioni tradizionali) è appunto l’applicazione di tale principio di controllo alla sfera divina e spirituale in genere. Si tratta d’un errore, perché se in campo sociale e politico tale esigenza di controllare l’autorità è del tutto legittima, in ambito spirituale è disastrosa. Se infatti Dio, o la Verità, sono appunto Dio e la Verità, sono certo più grandi della mente umana. Ma voler imporre loro quel controllo significa renderli più piccoli di quella mente che li vuole appunto controllare; e ciò lascerà inevitabilmente insoddisfatta l’esigenza che l’uomo ha di Dio e della Verità come qualcosa più grande di Lui. Se una Verità spirituale mi viene dimostrata tale prima che io la sperimento e la comprendo, e tale dimostrazione riesce a convincere ‘me‘, così come sono ora,  posso esser certo che quella pseudo verità non sarà più grande di ciò che conosco già, di ciò che mi ha reso come sono: non potrà, quella, cambiare la mia vita, perché, dunque, dovrei credere in essa?

(Fonte: Igor Sibaldi, “Il codice segreto del vangelo”. © 2005 Sperling & K. Ed., pag. 67-71, stralcio)